Ungheria, Budapest, luglio 2006

Budapest ponte delle catene

Arrivate a Budapest la mattina presto con la schiena a pezzi per la notte passata in pullman. Prima di scoprire la città volete sistemarvi nel vostro albergo, ma né tu né il tuo amico sapete come arrivarci. Per orientarvi avete solo una cartina turistica: sono ben evidenziati i Burger King, le terme, il Parlamento, e il Ponte delle Catene. Il vostro albergo si trova a Buda, a pochi passi da quel ponte lì.
Seguendo la mappa vi incamminate verso il punto in cui è segnata una fermata della metropolitana, che però non trovate. Mentre discutete per decidere quale direzione prendere, si presenta un ragazzo dai capelli rossi con uno zaino pesante sulle spalle. Si chiama Erik, parla un italiano stentato e ha fatto il viaggio assieme a voi in pullman. Vi ha visti disorientati e vuole aiutarvi. Vi accompagna alla fermata della metropolitana e cerca di convincervi che è inutile fare il biglietto, ma voi preferite non rischiare.
Saliti sulla metro Erik vi spiega che la polizia ungherese è scadente ed è già tanto se riesce a dirigere il traffico; di conseguenza non ci sono controlli sui mezzi pubblici. Si fa prestare la mappa e conta le fermate che vi separano dalla vostra. Poi Erik vi racconta di sé: è polacco ma vive a Londra; ha lasciato a casa la moglie e il figlio di tre mesi; ogni giorno visita una nazione diversa e, per evitare di spendere in alberghi, sceglie viaggi notturni e dorme sui pullman.
Due controllori vi chiedono il biglietto. La metro frena. Le porte si aprono ed Erik scappa con la vostra cartina in mano. Addio Erik. Addio mappa.
Scendete in una stazione a caso. Parlate un pessimo inglese e quando chiedete indicazioni per raggiungere “The Bridge of Caten” la gente vi guarda stranita e scuote il capo. Qualcuno ride. Un signore vi manda nella direzione opposta. Trascinando i bagagli vagate per almeno un’ora per la grigia Pest, piena di palazzoni in stile sovietico. I vostri piedi bollono nelle scarpe. La schiena duole e gli occhi bruciano. Senza volere sbucate nella via Apáczai Csere János e lì trovate un poliziotto che comprende i vostri gesti e vi indica come arrivare al “Duna”. Risalite il suo corso e in dieci minuti vi trovate davanti al Széchenyi Lánchíd. Ai lati due statue di leoni accucciati fanno la guardia.
A metà del Ponte delle Catene vi fermate: sotto di voi il Danubio è blu scuro, azzurro, e immenso.

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Luglio
2006

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