Stati Uniti, Los Angeles, ottobre 2016

Mappa del mondo con bussola

«Sì ma, a Los Angeles, cosa c’è proprio di Los Angeles?».

«Un sacco di cose».

«Dimmene una».

Passate la mattina a Venice Beach, tra i canali deserti del quartiere storico; passeggiando davanti alle villette e ai giardini silenziosi che si affacciavano sull'acqua, discutete della teoria del grande filtro e del paradosso di Fermi.

«Dove sono tutti?» vi chiedete per ore, mente strascicate i piedi sulla 3rd Street, fino a Santa Monica Pier. Ora camminate in mezzo a minuscole signore asiatiche che usano biciclette da bambine, ragazze dai tratti germanici ricoperte da tatuaggi, pattinatori estatici e rubizzi, virtuosi degli anelli, pianoforti che suonano senza nessuno che prema i tasti, pastori neri di greggi immaginarie, barboni in collera contro il vuoto davanti a loro.

L'oceano accanto a voi e nelle orecchie: un gigantesco pianeta blu. La spiaggia bianca, con i suoi capelli di palme sbieche, riflette un sole alieno. La ruota panoramica in fondo: un ingranaggio che gira, gira e rimane fermo.

E il pomeriggio per le strade di Bel Air, in macchina, a parlare di ebrei, afroamericani e messicani, passando di villa in villa. Nessuno si fa vedere. Rimangono tutti nascosti dietro le loro siepi e i loro cancelli laccati d'oro. Il sole e le speculazioni vi cuociono la testa, coi finestrini abbassati procedete in salita verso l'osservatorio Griffith.

Arrivati, abbandonate subito la macchina e correte verso il ciglio della strada a ridosso del monte. Vi arrampicate, i piedi che affondavano nel terreno renoso, le mani che si aggrappano a erbacce gialle. Mentre imprechi ad alta voce, preghi silenziosamente che non ci siano scorpioni.

Arrivate in cima; alle vostre spalle l'ultimo sole si riflette sulla scritta: “HOLLYWOOD”.

«Tutte le città del mondo hanno un landmark, Los Angeles no».

«Non ho capito».

«Parigi ha la torre Eiffel, Londra ha il Big Ben, Firenze ha la cupola del Brunelleschi».

«Mmm…».

«Qualcosa che dica a tutti: “Ecco io vivo qui e la mia città è grande!” Los Angeles ha solo la scritta Hollywood».

«E non è un landmark?».

«All’inizio era lì solo per vendere case».

Si alza il primo vento della sera e trilioni di luci si accendono sotto i vostri piedi, come sotto a un palcoscenico. La città in basso è un'orgia di lucciole, ma intorno la notte avanza, la scritta bianca è già sparita. Scivolate dalla collina in una nuvola di terra grigia, graffiandovi gambe, viso e braccia. E siete di nuovo sulla strada in macchina.

Quando
Ottobre
2016
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