
Spegni il fornello elettrico e rovesci la macchinetta da quattro in un'unica tazza. Torni nella sala comune. Kimi e Frida sono seduti a un tavolino in un angolo, giocano a scacchi. I primi giorni si affacciavano sempre in cucina per assistere al prodigio della moka gorgogliante, ora alzano appena lo sguardo verso di te in segno di saluto. Rispondi con un cenno di mano e ti allontani per il corridoio dell'ingresso.
Da dietro il bancone della hall Mike ti sorride, ma si vede che è inquieto. La raccolta di more è stata scarsa e le nevi precoci rovineranno anche le piccole mele selvatiche. Ti ferma mentre raggiungi la porta. Fa freddo, ti spiega a gesti, indicando i pesanti cappotti appesi al muro. In risposta gli mostri la tazza e la sigaretta; lui scuote la testa. Esci.
Il sole è già tramontato; nel crepuscolo le ultime luci si riverberano violente sulle nuvole nere e sul fiordo immobile, silenzioso ed enorme. In basso, il pontile è deserto. Le ombre si fanno lunghissime, la foresta è diventata oscura e minacciosa, si inerpica sui monti che circondano la valle tutto intorno a te per sovrastarti e atterrirti. Rapidamente anche il cielo, anche il fiordo diventano spaventosi, li vedi incombere da ogni direzione. Anche oggi la sera pone fine alla tregua tra te e questi luoghi, ti rivela la loro reale natura. Come è piccolo un uomo quassù. Kimi e Frida, dentro. Mike dietro il bancone che pensa alle mele. Anche loro sanno, ne sei sicuro. Ti chiedi come facciano a far finta di niente.
Il vento taglia la faccia. Bevi in fretta il tuo caffè, fumi la tua sigaretta e già non senti più le dita. Rientri.