Senegal, Dakar, aprile 1998

Mappa del mondo con bussola

Omar indossa ancora la divisa da cameriere: una giacca bianca con i lustrini sulle spalle che lo fa assomigliare a un generale in alta uniforme, ma lo rende impacciato nei movimenti.

«Venite con me: vi mostrerò la vera Africa» vi dice.

Ti inquieta uscire dai quartieri turistici, ma il Cecchi ci tiene molto ad assistere alla cerimonia e tu accetti solo per farlo contento. Conoscete Omar da una settimana. È il nipote di un collega del Cecchi, ha sedici anni, parla un italiano fluente, desidera raggiungere suo zio in Italia per trovare lavoro e fare fortuna.

Abbandonate i viali larghi e diritti di Dakar per addentrarvi a piedi in un sobborgo; non c’è più traccia di asfalto, si cammina direttamente sulla sabbia del deserto. A pochi metri da voi dei bambini giocano a calcio alzando un polverone. Sotto a un albero delle donne vestite con abiti blu, gialli e verdi siedono in cerchio. Un uomo in canottiera vi guarda con sospetto e vi viene dietro tenendosi a distanza. Continua a seguirvi per diversi isolati.

Dici al Cecchi che non ti piace dove state andando. Omar si accorge che sei preoccupato e ti rassicura dicendoti che nessuno vuole farvi del male. Vi fermate sotto il portico di una casa beige dal tetto piatto.

«Vivo qui» dice Omar aprendo la porta di legno.

Vi accoglie una signora di mezza età con un pagne rosa. Omar vi dice di attenderlo in soggiorno, seduti sul tappeto, e se ne va con la signora vestita di rosa. Davanti a voi, sulla parete celeste sbiadito, un quadro raffigura dei pescatori intenti a gettare le reti dalle loro piroghe in un oceano scintillante.

«Adesso verrà il capofamiglia e ci minaccerà con un coltello» dici al Cecchi.

Lui fa finta di non ascoltarti.

Torna Omar. Si è cambiato d’abito e indossa un sabador dello stesso colore della sabbia, con pantaloni lunghi e una casacca che gli arriva fino alla ginocchia. Con i vestiti tradizionali appare più a suo agio. Vi conduce in un’aia dietro casa dove vi attendono una ventina di persone tra uomini e donne. È la prima volta che li vedete, ma vi abbracciano come se foste loro fratelli. Al Cecchi chiedono notizie del loro parente in Italia. Ti senti stupido.

Compare un anziano vestito di bianco; si porta appresso un montone. La gente diviene seria.

«È vestito di bianco perché rappresenta la purezza» vi spiega Omar. «Sgozzerà il montone per fargli uscire il sangue impuro».

Formate un semicerchio, ognuno appoggiando la mano sulla spalla del vicino. L’anziano con il montone prende posto al centro e dà inizio alla cerimonia.

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Aprile
1998

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