Abruzzo, Pescasseroli, agosto 1973

Lupi abruzzesi
Foto di Jairo S. Feris Delgado.

Ogni tanto, specialmente di notte, li senti guaire e ululare, ma non li vedete mai. In albergo vi dicono che sono animali molto schivi e che non amano la presenza degli uomini. Un recinto circonda una zona di bosco; attaccati alla rete, alta due metri e mezzo, ci sono i cartelli che avvertono dei lupi: gli animali soccorsi dalla forestale trascorrono lì la loro convalescenza, in attesa di essere liberati sulle montagne. Una parte della recinzione confina con il giardino del vostro hotel.

Al Centro Visita, un piccolo zoo per gli animali feriti, c’è un orso.

«Ecco Yoghi!» dice Mario, additandolo a suo figlio Emiliano.

Il bambino allarga gli occhi e sorride. L’orso è sdraiato a pancia in su e non bada a voi, sembra annoiato.

Un gatto selvatico soffia e vi sfida. Nelle altre gabbie stanno riposando donnole e furetti.

«Nemmeno un lupo. Siamo venuti qui apposta» dice Fulvio.

«Sono loro che non vogliono vedere te» rispondi tu.

 

Quella sera Mario si inventa un gioco per fare divertire il bambino: lascia andare il passeggino giù per la discesa davanti all’hotel, corre veloce e lo ferma. Emiliano ride. Mario lo rifà tre volte, nonostante sua moglie gli dica di smetterla. La quarta volta una ruota sbanda e fa capovolgere il passeggino mentre Mario riesce appena a trattenere il figlio.

«Te l’avevo detto!» gli grida dietro Marina. Li raggiunge, prende in braccio il piccolo che strilla e cerca di calmarlo. Controlla che non abbia ferite.

Solo allora vi accorgete che i lupi stanno ululando e con il loro verso, stanno accompagnando il pianto del bambino, come se partecipassero al suo dolore.

Appaiono. Sono cinque, si sono avvicinati alla rete e vi guardano. Ora tacciono e muovono la coda: nei loro occhi ti sembra di scorgere un rimprovero.

Quando
Agosto
1973