Iran, Isfahan, agosto 1974

Shah Abbas Hotel a Isfahan

Prendi l’ascensore e ti ritrovi al pieno terra, alla reception dello Shah Abbas Hotel, tra marmi e poltrone. Ti siedi e tiri fuori la penna e il diario. Ti guardi intorno: iraniani con mogli in abito da sera; uomini d'affari occidentali sudaticci e in maniche di camicia.

Un ragazzo con la kandoura e la kefia si siede accanto a te e ti domanda in Inglese come ti chiami. Sta sorridendo.

«Elizabeth» rispondi e anche tu gli sorridi.

Bel viso, pelle olivastra, occhi nocciola e veste candida che fa tanto Lawrence d’Arabia. Racconta che ha 22 anni, cinque più di te, è del Katar e studia all’Università del Cairo. Ha una cinepresa a tracolla. È qui in vacanza con la famiglia perché sugli altopiani Iraniani è più fresco. Dice proprio così, “fresco”, e tu pensi che fuori dalla porta dell’hotel per te è un inferno.

Ti chiede se sei vergine e abbassando lo sguardo gli rispondi di sì.

Cominci a parlare di te, del viaggio che stai facendo con la tua famiglia. Gli dici che sei figlia unica - qui lo stupisci davvero - lui ha fratelli della stessa madre e anche delle altre mogli del padre. Gli racconti che vai alle scuole superiori in una classe mista con ragazzi e ragazze. Lui ascolta in silenzio ma si vede che è sorpreso.

Sei curiosa anche tu. Gli domandi se lui vorrà più di una moglie e lui dice che, a meno che non sia sterile, ne avrà solo una.

«Ti posso toccare i capelli? Non ho mai parlato con una ragazza dai capelli biondi».

Lo lasci fare.

Ti dice che sei molto bella; in Italia nessuno te lo dice. È carino, te lo immagini in abiti occidentali e senza baffi. Vorresti prendergli la mano ma arrivano i tuoi genitori.

Lo saluti con un bacio sulla guancia che lo fa sobbalzare.

Dove
Quando
Agosto
1974