
Oggi andate a conoscere Nisreen Hashem Azzeh. Vive a Hebron, la città più popolata della West Bank. Centosessantamila palestinesi, quattrocento coloni e quattromila soldati israeliani a proteggere quei coloni.
La città è una macchia grigia in mezzo a una collina verdeggiante. Cemento armato tra i vigneti. Passate dal mercato tra vicoli stretti coperti da grate di acciaio (proteggono dalla spazzatura e dalle pietre che i coloni lanciano dai palazzi occupati). Ti hanno detto che le case dei palestinesi si riconoscono perché hanno le cisterne dell'acqua sopra il tetto fatte di plastica e non di metallo, così è più facile ripararle dai fori di proiettile. Ogni tanto vedi alzarsi in volo delle colombe, nidificano tra lamiere e filo spinato.
Superate un tornello e un metal detector per raggiungere la parte della città in cui si trovano la moschea e la sinagoga. Passate accanto a militari israeliani ed entrate nella Ghost Town. È una via che fa da cuscinetto tra la parte palestinese e le colonie. I negozi sono sprangati, la strada è sgombra, fatta eccezione per qualche ortodosso dal cappello nero. Dei manifesti celebrano la guerra d'indipendenza israeliana. L'accesso in questa zona è vietato ai palestinesi.
La casa di Nisreen si trova su un terrazzamento in mezzo alla collina, subito sopra ci sono case di coloni. Dovete passare dai campi perché un soldato vi impedisce di fare la strada principale: lo stesso percorso che deve fare Nisreen con il sole e con la neve.
Le bambine vi accolgono, ridono, si divertono a stringervi le mani. Nisreen le spedisce in casa, non vuole che le figlie stiano in quella parte del giardino, dice che è troppo pericoloso. Vi fa accomodare dentro, vi offre da bere e da mangiare, vi mostra i suoi dipinti. Poi comincia a raccontare.
Racconta di quando le sono entrati in casa e hanno spaccato tutto; dei due aborti causati dalle botte dei militari; della morte del marito che stava scendendo a piedi con un infarto in corso perché l'accesso all'ambulanza era proibito ed è deceduto poco dopo per asfissia tra i fumi di un lacrimogeno. Racconta ancora, vuole raccontare di quando le hanno abbattuto i nespoli e le viti; di quando le hanno avvelenato l'acqua; vi mostra i fori dei proiettili davanti alla porta d'ingresso. Dice che vuole rimanere nella sua casa, nella casa dove ha vissuto con il marito e dove sono nati i figli. Dice tutto questo con lo sguardo fiero, gli occhi umidi di chi ha imparato a trattenere le lacrime.
Lasciate casa di Nisreen in silenzio. Vi saluta dal giardino e vi dice di stare attenti; dietro di lei, oltre il filo spinato, il vento agita le bandiere con la stella di David.