Messico, Chiapas, Caracol Morelia, agosto 2004

Chiapas zapatista municipio autonomo caracol Morelia giunta dal buon governo

Sei nella comunità Morelia, oltre un cartello che annuncia: “Qui il popolo governa e il governo ubbidisce”. Oggi hai la febbre alta. Vedendoti tremare, due zapatisti ti caricano su un vecchio Volkswagen, si mettono il passamontagna e ti accompagnano dallo stregone.

Lo stregone è un giovane indigeno: porta pantaloni corti blu elettrico e non ha nient'altro addosso. Appena entrato nell’ambulatorio chiedi un sacchetto e vomiti; lui ti guarda con naturalezza e ti lascia terminare. Poi, senza fretta, ti fa stendere sul lettino.

Passi ore sdraiato, e ogni tanto ti danno un intruglio di erbe o una compressa di paracetamòl. La compagna dello stregone (con il figlio in un fagotto sulla schiena) ti veglia e ti applica impacchi sulle piante dei piedi, sulla fronte, sulla pancia.

Guardi il soffitto e conti: sedici ragni. Tre bambini passano ogni tanto a giocare vicino a te. Un’altra paziente, con trecce e abiti colorati, scandisce il tempo vomitando ogni quarto d'ora. I bambini vi guardano curiosi.

Quando la febbre si abbassa lo stregone ti massaggia la pancia con forza e poi te la fascia stretta. Ti spiega che una cosa che doveva starsene sotto il tuo ombelico si era spostata alla sinistra dell’addome.

«Cos’è questa cosa che si era spostata?» chiedi, «è l’intestino?».

«No, non è l’intestino».

«Sono i muscoli, i muscoli addominali?».

«Non sono gli addominali, non sono i reni, non è il pancreas» ti spiega sorridendo. Pare che non ci sia una parola per nominarla in spagnolo.

Devi stare dieci giorni fasciato perché quella cosa, qualunque cosa sia, si ristabilisca per bene sotto l’ombelico. Devi prendere pastiglie e bere un decotto di pelo di mais quattro volte al giorno. E manca ancora un medicamento: lo stregone manda il figlio a cogliere un'erba con cui dovrai farti un infuso.

 

Il giorno dopo sei già sfebbrato. Ti prepari il tuo decotto di pelo di mais che è piuttosto dolce. L'altra erba invece è amara, però da quando hai cominciato a berla non hai più nausea. Adesso riesci a camminare:  avverti la Junta de Buen Gobierno e vai a farti una passeggiata fino all’ambulatorio dello stregone.

Lo trovi appollaiato sopra il tetto: sta seguendo una partita di calcio che si gioca lì sotto. Indossa i pantaloncini blu del giorno prima e una t-shirt dorata con il numero undici. Ti arrampichi a fatica, e ti siedi accanto a lui con la fasciatura che ti stringe l'addome.

«Sono venuto per pagarla e per ringraziarla» dici.

Lui rimane voltato verso la partita, e fa un gesto col palmo, come per disperdere il suono della tua voce.

«È il campionato locale» ti spiega senza staccare gli occhi dalla palla. Anche lui gioca e forse quest'anno sarà la sua squadra a vincere.

Quando
Agosto
2004