Osservi i bambini sul fiume Cuanza: si lanciano in acqua afferrando i rami delle mangrovie. La maggior parte di loro frequenta la scuola del villaggio. Alcuni nuotano e cantano le canzoni per i coccodrilli.
Philo si toglie i vestiti per raggiungere gli altri in acqua. Completamente bagnato ti si avvicina.
Tu gli domandi: «Come fa a proteggervi una canzoncina?».
Philo ti guarda dritto negli occhi, con quello sguardo da vecchio e con il sorriso senza due denti di latte: «I coccodrilli puzzano come cimiteri, l’odore si sente da lontano».
Ora la tua domanda ti sembra un po' stupida. Ti senti fuori luogo anche lì; ti senti pallida nonostante le stoffe colorate che indossi e che tieni su con mollette e spille. A volte il tessuto scivola giù e rivela che sotto porti pantaloni beige.
«Sei stato bravo oggi a scuola» dici scandendo le parole in portoghese.
«Lo so, sono in gamba» dice e senza voltarsi corre di nuovo a tuffarsi.
Sime saluta alcune donne che lavano i panni dove il fiume è accessibile, lontane dagli schiamazzi dei bambini. Le donne sono in ginocchio, hanno la testa coperta da un panno e il loro corpo è teso in uno sforzo costante e preciso. Sime consegna a una di loro dei vestiti e qualche kwanza. La donna si infila i soldi nella tasca del grembiule: «Grazie maestra, domani sono pronti» dice.
Vuoi tornare a casa prima che il sole tramonti, fai un cenno con la mano a Philo che non ti guarda perché è intento a spingere un altro bimbo sotto l’acqua scura.
«Aspettami, torniamo a casa insieme» ti dice Sime. È una donna alta ed elegante.
Vicino al fiume si apre il sentiero che taglia la foresta per raggiungere il villaggio: le foglie degli alberi sono tese verso il cielo rovente, in quel contatto l’aria è umida, brulica di mille insetti sconosciuti, mosche del sonno comprese. Attraversate l’una a fianco all’altra il sentiero; ti imponi di non accelerare il passo. Mentre cammini stringi lo zaino al petto: è riempito con libri e mappe, odora di repellente per le zanzare.
Le braccia di Sime si spalancano: «Hai paura che ti rubino la borsa anche qui?» poi ride, di pancia.
Tu non puoi che essere contagiata dal suono profondo e serio della risata di lei e cominci a ridere a tua volta. Un insetto ti entra in bocca e sgrani gli occhi.