Perù, Arequipa, giugno 1986

Veduta di Arequipa con Montagne

Lontana dal riverbero della Plaza de Armas, ti incammini verso la riva ventilata del Chili, il fiume che percorre da nord a sud la ciudad blanca. Giunta a metà di una carretera polverosa, ti trovi di fronte a una casa tinta di azzurro, vicina alla sponda del fiume.

Vedi una vecchia affacciata al balcone, quasi a livello della strada, incorniciata dalle echinopsis in piena fioritura. Appoggia gli avambracci ossuti su un cuscino stampato con un motivo di rose rosse. Quando ti scorge allunga il collo, riparandosi dal sole con una mano e protende nella tua direzione il volto bruno e camuso, come se ti aspettasse. Affretti il passo e ti fermi quando noti un luccichio nelle sue orbite infossate.

«Buenas tardes, abuelita!» esclami e ti pare di turbare quella figura antica per la quale il presente sembrava rappresentare un bisbiglio lontano. Lei si limita a scrutarti e la potenza di quello sguardo provoca in te una sorta di sdoppiamento: vedi te stessa (la giovane donna che sei) zaino sulle spalle, migliaia di chilometri percorsi in solitudine. Ti chiedi il perché di quel viaggio. Oggi risponderesti con le parole di Imre Kertész: «Ho sempre avuto una vita segreta, ed è stata sempre quella vera». Anche quella donna decrepita che hai davanti pare aver vissuto molte vite.

«Ashkha, ashkha watasta, nispa; pero estas perdiendo tu tiempo!» dice lei con voce sottile, socchiudendo gli occhi. Non ti meravigli che ti abbia letto nel pensiero; ha ragione: la tua curiosità ti distoglie dalle domande importanti.

«Mil veces el dolor me atravesó, mil veces la vida siguió su curso,» continua con voce assente «no es difícil niña. Vive cada momento de tu vida». La vedi abbassare le palpebre squamose. Poi scompare.

Quella sera vieni a sapere che la nonna della casa azzurra è una nativa, Samay dos Santos, discendente degli Inca e dei popoli che migliaia di anni fa si spostarono in America attraverso lo stretto di Bering.

Dopo tutti questi anni ti domandi cosa sia rimasto di lei: forse, come della Sibilla cumana, non è rimasto che un leggero sussurro.

Quando
Giugno
1986

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