Veneto, Venezia, novembre 2018

Acqua alta a Venezia

Lasciata la macchina, vi avviate verso casa a piedi, lungo le fondamenta sul Canal Grande. Lo scirocco tira forte, a raffiche, umido e salso entra nel naso, si insinua sotto i vestiti e ti fa lacrimare gli occhi. Sotto le vostre scarpe il cic ciac delle suole di gomma: sta salendo la marea.

Venezia, interno notte. La vostra casa sembra una piccola arca galleggiante sui flutti di una tempesta annunciata. La vetrata a mezzaluna del salotto vi rimanda la vostra immagine riflessa, in salvo, fra divani e tappeti, in contrasto con il buio all'esterno minaccioso e mobile. I vetri tremano tra le raffiche di scirocco.

Fuori si alzano onde che dal Canal Grande raggiungono il campiello davanti a casa, unendosi all'acqua già altissima. Dai tombini, dalle fessure delle pietre, da ogni dove, dilaga la marea.

Decidi di uscire sulle scale. Ti accoglie il buio, l’odore di laguna, e un leggero sciabordio. Tocchi in fretta l'interruttore che accende le lampade alle pareti. Dodici gradini vi separano dal pian terreno, ma ora l’acqua ne ha già coperti tre.

Scendi fino al limite. L’androne è sommerso da forse sessanta centimetri d’acqua. Qui, nel silenzio, potresti trovarti in una piscina termale: acqua ferma e trasparente che invita ad immergerti. È una specie di incantesimo dal quale ti riscuoti a fatica, come intorpidita dall’umidità che appesantisce ogni movimento e pensiero.

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Novembre
2018