Georgia, Tbilisi, agosto 1990

Aerolinee Sovietiche

Il vostro Tupolev bimotore decollerà alle undici e trenta. Qui a Tbilisi sarebbero le dodici e trenta, ma in Unione Sovietica esiste solo il fuso orario di Mosca. Percorrete a piedi un tratto di pista e salite su quel congegno malconcio. Una fila di posti per due a destra, un’altra fila a sinistra, un corridoio stretto in mezzo. Le due hostess vi accolgono con aria sbrigativa, indicandovi i posti con l’indice teso, perché parlano solo russo. Vi fanno sedere in fondo, dove lo schienale della poltrona è incollato alla parete del bagno, rigorosamente perpendicolare. Saranno tre ore di volo ortopedico.

A un certo punto, dall'intercapedine tra il vetro e la guarnizione comincia a uscire del fumo. È come se lì dentro ci fosse del ghiaccio secco. Tu e tuo marito vi guardate. Dovete avvisare qualcuno? Sta per scoppiare un incendio? Decidete che l'impianto di condizionamento deve avere un difetto e nel frattempo l'aereo decolla.

All'ora di pranzo, le due hostess percorrono il corridoio con passo marziale. Sono due signore corpulente, di mezza età, forse sorelle. Portano i capelli ingrigiti raccolti in uno chignon; probabilmente fanno questo lavoro dopo una lunga esperienza in un collegio per ragazze orfane. Le loro divise sono state allargate e sulle gonne si vedono i segni delle cuciture. Il corridoio tra le due file di sedili permette a malapena di passare. Raggiungono uno stanzino dietro la cabina di pilotaggio e spariscono dietro una tenda a fiori.

Prima, da dietro la tenda, arriva un rumore di pentolini e stoviglie. Poi silenzio. Un grido, un altro di risposta: stanno litigando con ferocia. Vi guardate tutti senza parlare. In pochi minuti comincia a spandersi odore di fritto, uno di quegli odori che si attaccano ai vestiti e ai capelli. La tenda si scosta di colpo e le due signore escono con un carrellone, largo quanto loro, e cominciano a distribuire frittelle. Due per uno, dorate e con lo zucchero sopra.

L'aereo comincia a scendere su una pista piena di buche, ma i piloti sovietici sono veramente bravi come si dice. Con le dita ancora unte applaudite per almeno cinque minuti.

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Agosto
1990

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