Dall’aereo Malta vi appare come un masso piatto buttato in mezzo al mare.
Sull’isola l’aria è ferma e torrida: in poche ore quel clima trasforma i tuoi capelli in una sorta di parrucca rigida in cui non puoi infilare nemmeno le dita, figuriamoci il pettine. Ovunque andate sentite rumore di campane e odore di pecora.
La vostra guida vi spiega che si può scegliere due tipi di taxi, quelli bianchi, più costosi e quelli neri a tariffa trattabile: «Non siamo a Milano. Qui si può contrattare».
Una sera, dovete tornare al White Rocks; passano solo taxi bianchi. Finalmente ne appare uno nero, ma voi siete in sette.
Il tassista mercanteggia con l’aria di chi sta per proporre un affarone.
«Salite tutti. Prezzo buono» vi dice in un italiano discreto e di fronte alle vostre perplessità insiste sbracciandosi: « Salite! No problemi».
Uno si siede davanti di fianco al guidatore, quattro sui sedili posteriori. Rimanete tu e un’altra ragazza: il tassista vi fa accovacciare dietro, sui piedi dei vostri compagni. Fate tutta la strada così: tu che ridi, l’altra che protesta gridando.