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Le ruote del quad mangiano e risputano sabbia e sassi; si alza rena di cenere; schizzano pietre come proiettili. Tuareg, guizzate attraverso il deserto. Rocce, terra, ghiaia. Il grigio s’infila negli occhi. Cala la luce.
«Scordatelo».
«Ma dai amore! Di là poi è meraviglioso,» dici tu.
Laura è ferma all’ingresso del ponte che unisce il parcheggio alla “città che muore”, un paesino di sette abitanti seduto in cima a un calanco argilloso. Le erosioni che hanno formato questa altura continuano ancora oggi.
Lontana dal riverbero della Plaza de Armas, ti incammini verso la riva ventilata del Chili, il fiume che percorre da nord a sud la ciudad blanca.